Italia Solare al ministro Cingolani: “Il problema del fotovoltaico non è la scarsità di pannelli”

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Il problema del fotovoltaico in Italia “non è la scarsità di pannelli, ma le mancate autorizzazioni della Commissione VIA, ostacolate anche da chi si oppone alle installazioni a terra, e l’inaffidabilità del quadro normativo”. È quanto si legge in una nota pubblicata dall’associazione Italia Solare in risposta alle recenti dichiarazioni del ministro Roberto Cingolani.

Quest’ultimo infatti ha affermato che le energie rinnovabili in Italia «hanno avuto una massiccia accelerazione: nei primi sei mesi del 2022 abbiamo avuto richieste di connessioni per nuove stazioni di produzione da rinnovabili per 9 GW. Ora il fattore limitante non è l’investimento, ma la carenza di pannelli solari e di materie prime».

Italia Solare precisa che non vanno considerate come riferimento le richieste di connessione ma piuttosto la potenza fotovoltaica entrata in esercizio. I dati appena pubblicati da Terna mostrano che nei primi 6 mesi dell’anno è stata installata una potenza fotovoltaica totale di 1.012 MWp.

«È un dato in crescita rispetto all’anno scorso ma ancora evidentemente insufficiente in quanto dovremmo installare almeno 7-8 GWp all’anno per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione», ha commentato Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare.

L’associazione è consapevole degli sforzi che si stanno facendo con la Commissione VIA nazionale. Ma, si legge nella nota, “è un dato di fatto che a un anno dal suo insediamento non risulta autorizzato neanche un impianto. Giusto, inoltre, precisare che l’ottenimento della VIA nazionale non consente ancora l’inizio dei lavori, in quanto a seguire serve l’Autorizzazione Unica”.

Nel frattempo, si registrano numeri crescenti di nuove autorizzazioni, che non arrivano dalla Commissione VIA nazionale ma dall’ottenimento di VIA regionali seguite dalle AU. Si tratta di circa 5,5 GW di progetti presentati agli organi competenti anche diversi anni fa. A questi si dovrebbero aggiungere i tanti impianti in corso di sviluppo tramite PAS e Dila, molti dei quali resi possibili dall’approvazione della Solar Belt, che a oggi non possono essere puntualmente contabilizzati.

«Le realizzazioni in corso o quelle terminate non riflettono però ancora le potenze già autorizzate», ha aggiunto Paolo Rocco Viscontini. «Il motivo non è nella mancanza dei moduli, come erroneamente affermato dal ministro, visto che possono arrivare in tutte le quantità necessarie se gli acquisti sono programmati con i consueti 4-5 mesi di preavviso, bensì nel clima di sfiducia generato dall’approvazione dell’art. 15bis che prevede il prelievo dei cosiddetti extra-profitti».

Nella lettera inviata al ministro si legge inoltre: “Da un lato non sono ancora disponibili provvedimenti che prevedano una garanzia di prezzo di vendita per un periodo prolungato (a oggi il DM Fer1 è terminato e non si sa ancora nulla sul prosieguo) e dall’altro, per chi potrebbe essere interessato ad andare merchant, quindi affidandosi al mercato, sussiste il grande dubbio degli interventi governativi che arbitrariamente decidono qual è il prezzo equo di vendita dell’energia. Tra l’altro non facendo altrettanto con le altre fonti energetiche, che sono pure quelle che hanno generato la grande crisi attuale: l’utile netto della semestrale di ENI, pari a 7,1 miliardi di euro, ben 6 volte l’utile dello stesso periodo dell’anno precedente, è piuttosto eloquente”.

Una ulteriore e significativa ragione della ancora troppo lenta crescita del fotovoltaico, precisa l’associazione nella sua lettera, è data dall’incompletezza del quadro di riferimento, sia per la ancora insufficiente semplificazione delle procedure autorizzative, sia per la mancata individuazione delle aree idonee e delle misure di sostegno. Italia Solare ritiene quindi che sia arrivato il momento di recuperare sbloccando il decreto sulle aree idonee, da cui dipende la ripartenza di tanti iter autorizzativi.

L’associazione rileva inoltre la pericolosità dei messaggi forniti dal recente studio di Ispra sul consumo del suolo. Questo studio addebita al fotovoltaico a terra la perdita di permeabilità del suolo e cita superfici occupate previste senza riferimenti comparativi sulla reale incidenza rispetto alle superfici disponibili. Così facendo “contribuisce in modo sostanziale a creare un clima di paura e sfiducia verso la fonte energetica rinnovabile che più di tutte potrà condurre l’Italia e non solo fuori dalla dipendenza dalle fonti fossili”.

Italia Solare conclude la sua lettera invitando il ministro e gli organismi vigilati dal ministero a una comunicazione “sulle fonti rinnovabili più adeguata a diffondere una effettiva e corretta conoscenza sullo stato di sviluppo, sulle prospettive, sui vantaggi e anche sugli effetti collaterali associati allo sviluppo delle fonti rinnovabili e del fotovoltaico in particolare”.

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