Greenpeace: “Il Governo affossa le rinnovabili e incentiva le fossili. Nel 2015 il 30% di FV in meno”

by editore

Spalma incentivi, riforma della bolletta elettrica, attacco ai SEU e incentivi alle fonti fossili. Questi, secondo Greenpeace, sono solo alcuni tra i provvedimenti anti-rinnovabili messi in atto dal Governo in Italia negli ultimi due anni causando il declino delle fonti rinnovabili elettriche, fotovoltaico ed eolico in primis. L’associazione ambientalista ha analizzato gli effetti di queste misure all’interno del documento “Rinnovabili nel mirino“, che mostra come, a partire dal 2014, si sia assistito ad un vero e proprio crollo delle nuove realizzazioni in fonti pulite, con l’installazione di 722 nuovi impianti, contro i 70 mila del 2013. “Anche dai primi dati in elaborazione per l’anno 2015 non arrivano notizie positive “, sostiene Greenpeace. “La politica del governo Renzi, tutta incentrata sulle trivelle, sta portando i suoi frutti, e infatti, solo per quanto riguarda il fotovoltaico, la potenza degli impianti entrati in esercizio è diminuita di circa il 30% rispetto al 2014. Oltre il 60% di questi sono piccoli impianti, contro cui il governo si sta particolarmente accanendo”.

Tra gli effetti negativi della contrazione degli investimenti nelle rinnovabili elettriche messi in luce da Greenpeace in primo piano c’è la perdita di posti di lavoro, pari a circa 4 mila unità per il solo eolico nel 2015 mentre, con investimenti adeguati, entro il 2030 il settore delle rinnovabili potrebbe garantire oltre 100 mila posti di lavoro, cioè circa il triplo degli occupati di Fiat Auto in Italia.

“Mentre il governo continua a tagliare gli incentivi alle energie rinnovabili”, prosegue Greenpeace, “non sembra avere la stessa mano pesante per gli incentivi ai combustibili fossili. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2014 l’Italia si è infatti classificata al nono posto in Europa per i finanziamenti ai combustibili fossili, con 13,2 miliardi di dollari. Un dato addirittura in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2013. Dunque, se da un lato Paesi europei come la Germania confermano incentivi per le fonti rinnovabili per oltre 23 miliardi, altri come l’Italia penalizzano queste tecnologie, con incentivi che non superano gli 11 miliardi e scelte miopi che rischiano di portare al collasso un intero settore. Il tutto a spese degli italiani che, nonostante i tagli alle rinnovabili non hanno visto diminuire la bolletta elettrica”.

Partendo da queste premesse e in vista del referendum del 17 aprile, l’associazione invita a prendere posizione nel dibattito in corso sulle trivellazioni e, più in generale, sulla transizione energetica già in atto verso le rinnovabili.

 

(sb)

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