Moduli Bipv: una nicchia in cerca di spazio

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In un mercato fotovoltaico consolidato e sempre più competitivo, la ricerca di nuovi ambiti di applicazione può essere determinante per far crescere ulteriormente il settore, o comunque per ampliare segmenti ad alto valore aggiunto. Il rapporto tra fotovoltaico ed edifici è da sempre molto stretto: la taglia residenziale detiene la quota numerica più importante, ma anche nelle applicazioni commerciali e industriali gli impianti fotovoltaici vengono installati sulle coperture. Per questo, le soluzioni che permettono di integrare il solare nella struttura stessa dell’edificio, come i moduli fotovoltaici Building Integrated Photovoltaics (Bipv), potrebbero rappresentare una delle frontiere tecnologiche più interessanti, in particolare in Italia. Il nostro Paese, infatti, con la sua elevata presenza di edifici storici soggetti a vincoli paesaggistici, sembra rappresentare un terreno particolarmente fertile per la diffusione di moduli in grado di diventare parte dell’involucro edilizio.

Cosa frena il mercato dei moduli Bipv

Uno dei principali ostacoli alla diffusione dei moduli a integrazione architettonica è rappresentato dall’assenza di un quadro normativo chiaro. Attualmente, in Italia non esiste una regolamentazione organica che definisca con precisione l’uso dei moduli fotovoltaici integrati come veri e propri prodotti da costruzione, creando incertezza nei processi autorizzativi e progettuali. Questa complessità è uno dei motivi che ha spinto un attore di primo piano nel fotovoltaico come Longi a riconsiderare la sua presenza nel mercato italiano dei moduli a integrazione architettonica. Un altro limite è la quasi totale assenza di incentivi specifici dedicati al Bipv, se non a livello regionale e senza una chiara definizione di cosa sia un modulo a integrazione architettonica. Senza un adeguato supporto economico o meccanismi premianti, le soluzioni integrate faticano a competere con i moduli tradizionali dal punto di vista dei costi.

Un nuovo approccio al fotovoltaico

Per il mercato italiano, le soluzioni a integrazione architettonica rappresentano una svolta culturale prima ancora che commerciale. Non si tratta più di installare un modulo su una falda, ma di pensare l’impianto come parte dell’architettura stessa. Questo richiede un approccio interdisciplinare che coinvolga architetti, ingegneri, imprese edili e installatori, spesso sin dalle prime fasi del progetto. Anche la proposta commerciale cambia radicalmente: il modulo non è più solo un generatore di energia, ma sostituisce elementi edilizi tradizionali – come coperture, frangisole, facciate ventilate – e deve quindi rispondere a requisiti meccanici, estetici e prestazionali.

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