Un nuovo modo di coltivare ortaggi tra file di moduli fotovoltaici ad altezza contenuta? Enerpoint ha testato nuove soluzioni in questa ottica presso l’impianto fotovoltaico di Monteparano (TA) e con ottimi risultati.
L’impianto, che ha una potenza di 971 kWp con tracker est-ovest a terra, era stato sottoposto a un revamping al termine del quale è stato deciso di utilizzare lo spazio eccedente per introdurre delle colture.
«Non era richiesto da alcuna norma» spiega l’amministratore unico di Enerpoint Paolo Rocco Viscontini, «ma abbiamo deciso di posizionare i pali dei tracker con una distanza di 6,5 metri, pensata sia per migliorare la produzione energetica, rispetto a quella che si ottiene spesso con interassi inferiori negli impianti a terra standard, sia per consentire la coltivazione tra le file».
Moduli a 40 cm di altezza
L’intervento è stato realizzato senza alcun incentivo pubblico e con un investimento di oltre 25 mila euro per un moderno sistema di irrigazione. «L’obiettivo era dimostrare sul campo la reale fattibilità delle coltivazioni tra file di moduli “bassi”, senza vincoli di altezza e senza i costi elevati e gli impatti visivi significativi che derivano da strutture a 1,3 o 2,1 metri da terra» prosegue Viscontini.
«Nel nostro caso, l’altezza minima dei moduli, inclinati al massimo, è di 40 cm. Nonostante questo, non si riscontra alcuna difficoltà nel lavorare il terreno: gli operatori utilizzano tranquillamente i trattori, posizionando le vele in modo da non creare intralcio. Ciò che più conta è che le produzioni agricole appaiono del tutto allineate a quelle in campo aperto».
Raccolta eccellente
I primi raccolti, avviati dopo i lavori iniziati in tarda primavera, confermano questa impressione. «Abbiamo lasciato anche un’area libera dai moduli per eseguire confronti puntuali, ma in attesa dei dati definitivi chi segue le coltivazioni ci segnala risultati eccellenti.
Almeno per le colture estive come pomodori, angurie, meloni, peperoni, cetrioli e zucchine, la resa appare pienamente in linea con quella del campo aperto». Anche la produzione energetica dell’impianto si sta confermando molto positiva, con circa 2.000 kWh annui/kWp a testimonianza dell’efficacia della scelta progettuale.
Il parere dell’Università
Enerpoint ora sta avviando analisi più approfondite, in collaborazione con università, per validare scientificamente questi risultati. Le ricerche seguiranno due fronti: quello energetico, con uno studio guidato dalla professoressa Anna Pinnarelli dell’Università della Calabria, volto a valutare l’impatto sulle prestazioni dell’impianto al variare del tipo di terreno o dei materiali (pacciamatura riflettente, teli specifici per il fotovoltaico, ghiaia, terreno normale o coltivato); e quello agricolo, per il quale si sta finalizzando un accordo con un altro ateneo.
«Per ora ci basiamo molto sull’esperienza diretta degli agricoltori che lavorano con noi: fin dall’inizio hanno sostenuto che lo spazio tra le file, ma anche quello sottostante ai moduli, poteva essere sfruttato efficacemente» conclude Viscontini. «Questo impianto dimostra che, forse, nell’ambito agrivoltaico ci si è complicati più del necessario, quando invece soluzioni semplici e pratiche possono funzionare molto bene».