Aree Idonee: la Corte Costituzionale boccia la legge di Regione Sardegna

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Con la sentenza numero 184/2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di numerose disposizioni della legge n. 20/2024 della Regione Sardegna. Questa legge disciplina l’individuazione di aree idonee  all’installazione di impianti a fonti rinnovabili e considera gran parte del territorio sardo come non idoneo.

Dalla delibera della Regione al ricorso del Governo

La Sardegna era stata la prima regione in Italia a dotarsi di una norma che applicasse i decreti ministeriali. In particolare il 19 settembre 2024 la Giunta regionale della Sardegna aveva approvato il disegno di legge sulle aree idonee. In quel contesto la presidente della Regione, Alessandra Todde, aveva specificato che la maggior parte del territorio sardo sarebbe stato considerato come non idoneo. La Giunta aveva stabilito anche che gli impianti in corso di autorizzazione, o che avevano già ottenuto un’autorizzazione ma non avevano iniziato i lavori, non avrebbero potuto essere realizzati se l’area prevista nel progetto non sarebbe stata ritenuta idonea.

Il Consiglio Regionale aveva poi approvato il disegno di legge il 4 dicembre, confermando i numerosi limiti allo sviluppo delle installazioni da fonti rinnovabili.

Tuttavia poco dopo, a fine gennaio 2025, il Consiglio dei Ministri aveva impugnato la legge proprio per il suo porre numerosi limiti allo sviluppo delle grandi installazioni. In particolare la legge della Regione Sardegna per il governo conteneva alcune disposizioni in contrasto con la normativa statale ed europea.

La sentenza della Corte Costituzionale

Con la sentenza della Corte Costituzionale si stabilisce che “la qualifica di non idoneità di un’area non può tradursi in un aprioristico divieto di installazione degli impianti”.

Inoltre la Corte si è focalizzata anche sulla retroattività della legge regionale sarda sugli atti già in essere. Per questi atti è stato stabilito che “la legge regionale non può travolgere, con il solo limite della modifica irreversibile dello stato dei luoghi, tutti gli atti autorizzativi già rilasciati, rispetto ai quali gli operatori del settore si siano già attivati, senza che tale travolgimento sia motivato da ragioni di carattere tecnico o scientifico, perché ciò si traduce in un irragionevole limite al legittimo affidamento che lede il principio della certezza del diritto”.

Nella sentenza si legge anche che “quando un progetto ricade in parte nelle aree idonee e in parte nelle aree non idonee, non può automaticamente prevalere la non idoneità, come invece stabilisce la legge sarda”.

Infine la Corte si è espressa in merito alle disposizioni regionali che introducono misure di semplificazione per l’installazione di impianti FER nelle aree non idonee. La Regione, in particolare, non può prevedere procedure diverse da quelle dettate dalla legislazione statale.

Per leggere la sentenza della Corte Costituzionale clicca qui

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