L’attenzione del legislatore rivolta alla tematica sulle aree idonee alla realizzazione di impianti da fonti rinnovabili colma un vuoto normativo. È quanto espresso da Alleanza per il Fotovoltaico in Italia nell’ambito della conversione in legge del DL 175/2025 dedicato a Piano Transizione 5.0 e produzione di energia da fonti rinnovabili. Secondo l’associazione infatti l’articolo 2, dedicato appunto alle aree idonee, colma un vuoto che si è creato a seguito dell’annullamento del precedente decreto ministeriale.
Focus su aree agricole e agrivoltaico
L’associazione poi ha condiviso con la Commissione Ambiente alcune osservazioni per garantire il pieno raggiungimento dell’obiettivo prefissato dal legislatore. In particolare ha evidenziato alcune criticità tra cui la definizione di area agricola basata unicamente sulla presenza di attività produttive o aziende agricole. “Questa definizione risulta troppo restrittiva”, si legge in una nota di Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, “così come il limite al nuovo fotovoltaico a terra in area agricola, oggi consentito solo per rifacimenti, progetti Pnrr e comunità energetiche”.
L’associazione ritiene necessario garantire maggiore flessibilità per l’agrivoltaico. Al proposito, si propone di rivedere il comma 2 dell’articolo 11-bis per una maggior coerenza con le finalità dell’agrivoltaico. Secondo l’Alleanza infatti la possibilità di installare impianti agrivoltaici su aree agricole deve essere valutata anche in funzione delle esigenze agronomiche della specifica coltura.
Necessario un periodo transitorio
Inoltre l’associazione suggerisce di introdurre un periodo transitorio per i procedimenti autorizzativi avviati al 22 novembre 2025 per evitare incertezza e bloccare progetti già in fase avanzata con impatti significativi sugli investimenti. In riferimento all’individuazione delle aree interne agli stabilimenti industriali, l’Alleanza propone di semplificare il quadro regolatorio mantenendo il principio della prossimità ma evitando duplicazioni normative.
Altre proposte avanzate dall’associazione riguardano l’inclusione tra le aree idonee delle cave e delle miniere già ripristinate, oltre che delle aree agricole non coltivate. Suggerisce inoltre la differenziazione delle soglie minime di Superficie Agricola Utilizzata tra fotovoltaico a terra e agrivoltaico, nonché l’eliminazione del limite del 3% della SAU regionale, considerato troppo rigido. Infine, l’Alleanza richiede un chiarimento sul Codice dei beni culturali per garantire un equilibrio tra tutela paesaggistica e sviluppo degli impianti rinnovabili.
«Il fotovoltaico utility scale è un pilastro strategico per la sicurezza energetica e per la competitività industriale del Paese», ha commentato Filippo Fontana, portavoce dell’Alleanza. «Il settore è in grado di generare fino a 150.000 nuovi posti di lavoro entro il 2028, un numero paragonabile a quello dell’intero comparto automotive», afferma Filippo Fontana, Portavoce dell’Alleanza. “Abbiamo presentato alcune osservazioni che auspichiamo possano essere prese in considerazione dalla Commissione Ambiente. Ci auguriamo che l’avvio dell’iter parlamentare consolidi un dialogo costruttivo tra istituzioni e operatori».
